Se è vero, come continuiamo a ripetere, che le coreane non sono più quelle di un tempo, con la nuova i30 la Hyundai ha fatto il passo definitivo: dallo stile alla meccanica, passando per la qualità degli interni, siamo di fronte a un’auto che può sfidare le rivali europee senza timori reverenziali. Ovviamente, anche i prezzi non sono più quelli di un tempo: la versione full optional in prova supera i 26.000 euro.
Caratteristiche. A cominciare dalle regolazioni del piantone dello sterzo, la i30 si adatta bene a persone di tutte le taglie, con i comandi principali distribuiti con ordine e razionalità. Peccato soltanto che la plancetta dei retrovisori esterni non sia illuminata e che il tasto per disattivare l’Esp sia "mischiato" con quelli dell’hazard e dell’apertura porte. Nel complesso, comunque, la volontà di offrire un insieme gradevole e accogliente è più che palpabile, con forme, materiali e soluzioni costruttive che avvicinano la i30 alle concorrenti europee. Il sistema di apertura della telecamera posteriore è un po’ rumoroso quando s’inserisce la retro, ma in fondo si tratta di piccolezze; più fastidioso, semmai, il coperchio del portaoggetti: non è "frenato" e, se non lo si accompagna con la mano si apre in maniera "pesante". Nulla da dire per chi sta davanti, ma anche dietro lo spazio non è male: si potrebbe desiderare un po’ più di agio per le ginocchia, ma in compenso il divano è comodo e ampio. E ci sono pure le bocchette del climatizzatore, che in questa categoria non sono proprio merce corrente.
Prestazioni. Se dovessimo paragonare il 1.600 CRDi da 128 CV a un motore europeo, l’accostamento più azzeccato sarebbe con gli HDi del Gruppo Peugeot-Citroën e i dCi della Renault. Stessa fluidità, stessa rotondità di funzionamento, stessa capacità di concorrere al confort generale. Silenzioso e privo di vibrazioni, la sua capacità di riprendere e la disponibilità ai bassi regimi conferiscono alla i30 una gran bella souplesse di marcia, che mette in secondo piano prestazioni adeguate, ma non certo esagerate. A richiesta si può avere l'automatico (1.200 euro), ma non ci si può lamentare neppure del sei marce manuale di serie: la leva è morbidamente precisa e la frizione non troppo pesante. Alle velocità costanti, la i30 fa segnare un buon 15,6 km/l, mentre nelle medie d'uso siamo sui 15 il che, con un pieno di 53 litri, significa anche 800 chilometri di autonomia.
Su strada. Nella guida quotidiana, i tecnici coreani sono riusciti a ottenere il giusto compromesso tra la paciosità che ci si aspetta da un'auto "formato famiglia", e le autentiche qualità di guida, che vengono fuori quando si comincia a stuzzicare la vettura con manovre meno ortodosse del solito: telaio ed Esp si danno manforte rendendo le reazioni sempre misurate, oltre che prevedibili. E se l'assetto non è la quintessenza della morbidezza, sulla i30 si viaggia che è un piacere. Merito della corretta profilatura dei sedili, ma anche dell'apprezzabile silenziosità generale.
In sintesi.Un passo dopo l’altro, stavolta ci siamo proprio: questa seconda generazione della i30 dimostra di poter combattere ad armi pari con la concorrenza europea. Qua e là, magari, qualcosina da sistemare c’è ancora, ma le coreane di un tempo sono soltanto un ricordo. In definitiva, un’auto come questa Hyundai la si sceglie esattamente come si farebbe con una delle sue rivali "nostrane", non certo per risparmiare, con i listini ormai grossomodo allineati ai nostri standard.
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